Junk sex., Rating ROSSO. (non so se posso postarla, nel caso ditemelo, la eliminerò subito.)

« Older   Newer »
  Share  
´unperfectjosie
view post Posted on 10/3/2013, 20:10     +1   -1




Tra tutte le cose di cui Tom non poteva fare a meno, al primo posto si poteva trovare l'alcool. Solo quel liquido riusciva ad evitare che si ponesse troppe domande su ciò che lo circondava. E lui era un amante delle situazioni pratiche. Il clima di Londra pungeva la pelle, quel giorno di Dicembre era particolarmente fastidioso, tuttavia la città continuava ad incantare turisti e non, con la sua magia. Non che lui si aspettasse di trovarvi qualcosa di diverso. Ogni anno andava esattamente come prestabilito. In un vecchio Hotel malridotto della periferia londinese più squallida, Thomas attendeva. Steso sul letto, giocherellando con la fibbia dei suoi pantaloni, attaccato ad un bicchiere di Jack Daniel's, il chitarrista attendeva. In silenzio. Svariati minuti dopo, qualcuno bussava alla porta. Il suono che quelle nocche producevano sul legno marcio che avrebbe dovuto essere concepito per dare sicurezza all'ospite di quella camera, produceva un rumore inquietante. Quasi vuoto.
L'uomo si spostò sul letto, per poi fissare la porta intensamente.
<< Avanti. >>
Questa si aprì con uno scricchiolio. Non era sicuramente l'intenzione del visitatore quella di annunciarsi in quel modo. Ma l'Hotel cadeva a pezzi. Piuttosto inusuale, data la dotazione finanziaria di chi, per quella notte, lo aveva scelto. La figura si mosse piano nella penombra, non ci fu bisogno che si presentasse. Era l'attesa di una settimana.
<< Gesù che cazzo di schifo, DeLonge. Ti rendi conto che caghi soldi? Le spese di tua moglie dovrebbero darti una mano a rendertene conto. >>
Il moro ghignò, portandosi il bicchiere alle labbra e lasciando che il liquido castano gli bruciasse la gola.
<< Non ti pago per chiacchierare. Dovresti saperlo ormai, mh? >>
La figura lo raggiunse, ma non si azzardò a posarsi sul letto. Non ancora, per lo meno. Di tutte le cose che lei poteva inghiottire - e nel suo lavoro ne inghiottiva davvero tante - il fatto di non essere presa in considerazione, era davvero all'ultimo posto della lista. Tuttavia inghiottì la frecciatina in silenzio e non fece una piega neppure quando il chitarrista le pizzicò la coscia con fare allusivo.
<< Io vorrei solo capire perchè mi fai lavorare in queste condizioni. >>
Tom scrollò le spalle. Di come la dava gliene poteva fregare ancora qualcosa. Ma di dove, proprio era l'ultimo dei suoi pensieri. Posò il bicchiere ormai vuoto accanto alla bottiglia, che ebbe la stessa sorte, sul comò. E si drizzò a sedere. Gli occhi verdi di lei seguirono ogni minima mossa del suo corpo.
<< Non ti offendere- >> iniziò, senza nemmeno guardarla. Si era già avviato verso il suo borsone, dove ne estrasse una bottiglia di Vodka. << Ma non sono in vena di chiacchiere. Gradirei che iniziassi a spogliarti. >>
Di donne come lei, nel circondario londinese, ce n'erano a pacchi. Ma ogni anno, ogni dannato anno, da lì a quando lui ne compì 30, si vedevano in quell'Hotel. E di anni ne erano passati 7. Lei era diciottenne all'epoca. Ricordò di come il moro l'avesse abbordata dietro al vicolo di un locale, ubriaco marcio. Di come lei lo avesse riconosciuto. Non che fosse importante. Le aveva offerto ben 500 dollari, solo per una notte. E poi la prese direttamente in quel vicolo. Senza troppi fronzoli. La scena per gli ipotetici ubriachi guardoni del posto, doveva risultare abbastanza squallida. E lo era. Lo era davvero. Lui avrebbe dovuto stare più attento. Famoso, sposato... i Media ci sarebbero andati a nozze! Ma tutto l'alcool che aveva nel sangue - ormai concentrato sulle parti basse - gli impediva di mantenere la mente lucida, quel tanto che bastava per pensare alla sua vita. Alla sua carriera. Dal canto suo, lei doveva pagarsi gli studi e il chitarrista sembrava essere piovuto dal cielo. Fu con questo pensiero, che lo sentì arrivare in lei. Solo qualche anno più tardi avrebbe capito quanto si fosse sbagliata. Tom era risalito dall'inferno e l'aveva comprata, praticamente. Non che le impedisse di lavorare altrove. Era abbastanza diplomatico e di certo non poteva avanzare pretese, vista la fede che portava al dito - e che si premuniva di togliere, non appena fosse scivolato nel suo corpo -, ma nel suo essere geneticamente geloso e possessivo, riusciva comunque a rovinarle il più degli affari. E così continuavano con questa danza suicida, ogni volta che lui suonava in quella dannata città. Si sentivano, si vedevano, si scopavano. E poi si dicevano addio fino al tour che sarebbe arrivato l'anno successivo. Era raccapricciante come l'odore di alcool e sudore impregnasse quella stanza.
<< E' successo qualcosa? >> tentò, mesta.
L'uomo si voltò ad osservarla. A 25 anni sembrava tutto facile, pensava. Quasi con rabbia. Sì maledì per tutto ciò che non era riuscito a fare, ad avere. Si era sposato troppo presto, aveva bruciato l'occasione di poter vivere e godere del corpo di ogni donna volesse. E quando lei gli era intorno, la consapevolezza che adesso doveva pagare, per anelare quel piacere, lo rendeva nervoso.
<< Non penso siano cazzi tuoi, Margot. >> rispose secco. << Almeno, non penso siano questi i cazzi dei quali ti dovresti occupare. >> terminò, slacciandosi i pantaloni ed osservandola attentamente. Lei strinse le labbra. Il primo pensiero di Tom fu che si aspettasse qualcosa alla Pretty woman. Un milionario che l'avrebbe presa, si sarebbe innamorato e poi con determinazione l'avrebbe tolta dalla strada. Perchè lei era sua e di nessun'altro. Ma non c'era Julia Roberts in quella stanza. E di certo, lui non era Richard Gere.
<< Hai ragione- >> iniziò lei, avanzando di qualche passo. Bastò questo a risvegliare gli istinti del moro. << Ma la verità è che del Tom DeLonge adorato dalle ragazzine, non è rimasto più nulla. >> osò sfidarlo, acida. << Ogni giorno ti guardi allo specchio e non vedi altro che desolazione, ho ragione? Senti di aver buttato via la tua vita. E Jen- >> uno schiaffo la colpì in pieno viso, scaraventandola sul letto. La faccia trasfigurata dall'ira. Il nome della moglie legato alla figura della donna che aveva davanti, lo mandò in bestia.
<< Chiariamo bene una cosa: tu sei una puttana e come tale ti devi comportare. >> scandì, lentamente. Si avvicinò ai piedi del letto, avanzando poi a carponi, fino a sovrastarla completamente. Lei non aveva paura, sosteneva il suo sguardo. Delle parole che le rivolse, percepì solo disperazione. Capì che era arrivato il momento di tacere, perchè non ce l'aveva con lei. Aveva solo voglia di sfogarsi e lei non le avrebbe dato la soddisfazione di fargli da punching ball emotivo. Non veniva pagata abbastanza per quello. Però si sentì comunque in dovere di ridere. Rise per schernirlo e questo Tom lo avvertì chiaramente.
<< Sei patetico, DeLonge. No, sul serio! Se le persone che ti ammirano, che ti vogliono bene, conoscessero la vera vita che conduci, non so se saresti ancora così amato. Sai, quel liquido ti trasforma. >>
Ma non la stava più ascoltando. Aveva lo sguardo fisso sul suo petto, che si abbassava e si sollevava a ritmo regolare, forse poco più accellerato del solito. Di tutto quello che lei aveva imparato su Thomas DeLonge, solo una cosa alla fine le era rimasta impressa: il colore dei suoi occhi. Gonfi di desiderio, diventavano più scuri. Quasi del colore di una castagna matura. E la mano che le avvolse la vita poco dopo era solo il prologo di quello che sarebbe successo da lì a breve.
<< Parli davvero troppo per i miei gusti. >> le soffio accanto all'orecchio. Se lo erano detti parecchi anni prima. Se lo erano detti perchè erano fermamente convinti entrambi: non ci sarebbero stati baci tra di loro. I baci sono per le persone che si vogliono bene, che si amano. E lei sapeva bene che di lui non le importava. Dal canto suo Tom era dello stesso avviso. Non si sarebbero baciati. Non avrebbero mai messo a nudo una parte così sentimentale della loro anima. Si sarebbero comportati come al solito, annaspando, pretendendo e prendendo dell'altro il meglio che aveva da offrire. I 20 centimetri premuti contro la sua femminilità la riportarono in quella stanza. La carta da parati sui muri cadeva a pezzi, l'odore di muffa era inevitabile. Eppure lei riusciva a percepire solo l'odore della sua pelle. Il ghigno malizioso del moro era presente quasi in qualsiasi cosa facesse. Persino durante i live. Oh sì, perchè lei lo ascoltava. In piedi su quel palco con le gambe divaricate ed una chitarra che gli penzolava davanti, mentre suonava "Pretty little girl", che entrambi sapevano non sarebbe mai stata per la sua Jennifer, come invece il chitarrista aveva fatto intendere al resto del mondo. No, lei sapeva. Aveva imparato a conoscere, a leggere tra le righe di quella contorta massa di capelli castani, spesso inumiditi di sudore. Come quella notte. Le sgocciolava addosso, ma non si lamentava.
<< Cosa stai aspettando? Sono pagata a ore, DeLonge. Non ho tutta la notte a tua disposizione. >> soffiò, quasi ironica. Quella punta di strafottenza lo faceva impazzire. Il sangue continuò a pompare velocemente verso il basso, ma lui non sembrava intenzionato a liberarsi. La osservava. E lei si stentiva più nuda in quel momento, che quando fissava il muro davanti alla testiera del letto, piegata sui gomiti a sentire i gemiti che provenivano da dietro e le provocavano il medesimo piacere.
<< Dove hai preso quella collana? >> una domanda talmente stupida, che se ne stupì. Non seppe dire come mai Tom quella notte si interessasse più di una stupida collana a ciondolo, con un elfo di Fimo incastrato dentro ad un bottiglino di vetro, piuttosto che della sua vagina, ma la sua voce di risposta risulto ugualmente più atona di quanto avrebbe voluto.
<< E' un regalo. >> le fece segno di continuare. Non era il tipo da "cose a metà". Non lo era mai stato. E non si sarebbe di certo accontentato di quella risposta così striminzita. Lei sbuffò contrariata. Voleva solo raccimolare i soldi per l'affitto del suo appartamento ai margini della periferia.
<< E' un regalo del mio ex fidanzato, Tom. Contento? Ora possiamo darci da fare? >>
L'idea che lei potesse aver avuto in passato un qualche legame amoroso, lo stupì non poco. Ne sembrava quasi geloso. Ma non poteva essere. - O sì? - La verità è che prima di tutto quello schifo, prima di finire tra metanfetamine e sesso, sommersa dallo squallore, lei aveva avuto una vita. Ed era morta insieme ad essa quella sera del 5 Maggio. La sera del suo diciottesimo compleanno, insieme a lui. Per Tom fu abbastanza. Non le chiese altro, si limitò a sfilarle il top nero da sopra la testa. Ci mise ancora meno tempo per slacciarle il reggiseno. Dovette mordersi le labbra quando la sfiorò con le mani. Ammetteva che i 12 anni di differenza si percepivano anche nei piccoli gesti. Lei non sarebbe mai arrivata a provocargli piacere solo sfiorandolo. Nonostante campasse di quello. Non capiva se fosse una dote innata o acquisita con il tempo, ma decisamente Thomas DeLonge era uno che sapeva come far gridare una donna. Sull'onda di questi pensieri, si sentì sfilare anche la minigonna. Non perse tempo a liberarla anche delle mutande, si limitò a spostarle di lato. Liberatosi da ciò che lo opprimeva in quel momento, entrò in lei.
<< Ahhh- Sei un animale >> gli soffiò sulla schiena. Doveva suonare come un riprovero, ma la risata divertita di lui che le riempiva i capelli, non la lasciò continuare su quella linea.
<< Ti pago per questo, cerca di non dimenticartelo. Dovresti essermi grata, invece. Potevo essere un manico del sadomaso, invece mi limito ad essere una bestia. >> Oh sì, perchè Tom era cosciente di quell'aspetto della sua vita sessuale. Solo con sua moglie si regolava. E solo perchè provando ad essere semplicemente se stesso per una volta, rimediò uno schiaffone ed un mese di astinenza forzato. Quel pensiero gli provoco delle scosse di rabbia. Odiava quella donna, ma allo stesso tempo non aveva il potere di divorziare. Margot era la sua valvola di sfogo. Anche se poche notti all'anno, lui sembrava non aspettasse altro di suonare a Londra, per poterla avere. Per potersi liberare della sua frustrazione.
<< Tom, mi fai male >> ma lui non la ascoltava affatto. Si affacciò per vederla meglio in viso. Le ciocche rosse sparpagliate sul cuscino diedero vagamente l'idea che il letto stesse prendendo fuoco.
<< Ahhh- nn. >> fu ciò che riuscì a dire, quando lui si sposto meglio e la penetrò con più violenza. Era così dannatamente passiva. Nemmeno si rendeva conto di quanto lo eccitasse tutto ciò. Ma non glielo avrebbe rivelato di certo. Tra le seconde cose più odiate nella vita di Tom, subito dopo Mark ubriaco, c'era il mettersi a nudo.
<< Come fa-ahh-i? Come di-ahh-volo ci rie-ehh-sci ad essere così? Ahh- >> le disse sul petto, ansimando violentemente. Lei non sapeva come rispondere. Perchè non riusciva a capire di cosa stesse parlando. E non gli chiese nulla. Rimase in silenzio a godersi i suoi versi gutturali, mentre le scivolava dentro ad ogni ritmo, sempre più frenetico. Sembrava che stesse per arrivare, ma non era così. Lo sapeva, lo percepiva.
<< To-aah-m. >> il suo profumo sembrava avere delle componenti afrodisiache. E forse era questo a farla tornare ogni notte, almeno 6 volte l'anno, in quella stanza così squallida. Davanti ad un uomo che poteva avere tutto, ma che comprava una puttana per pochi spiccioli. In preda all'estasi le afferrò le guance, stringendole con forza. Ma lei non si ribellò. Sostenne il suo sguardo. E più lo guardava, più riusciva a scivolarle meglio. Sempre più a fondo, sempre più forte. Una tegola del letto cadde a terra, ma non le diedero peso. Solo Tom se ne beò, ridacchiando divertito sulla sua spalla. Quando il calore le divampò sull'inguine, intorno al ventre e si concentrò chiaramente sul suo sesso, seppe che stava per venire. Gli addentò la spalla, estasiata. Di orgasmi così, nel suo lavoro, ne riusciva ad avere davvero pochi.
<< Ahhhh- >> la seguì a ruota poco dopo, cacciando la testa all'indietro e versando il suo seme in lei, quasi fosse fatta apposta per raccoglierlo. Dopodichè le si accasciò addosso.
<< DeLonge, spostati. Pesi! >> spezzarsi due costole non era proprio il modo in cui sperava di venire ripagata quella notte.
<< Resti un po' qui? Ci guardiamo un film. >> si sistemò i capelli indietro, posando l'ampia schiena contro il cuscino. Lei non si avvicinò. Stava già cercando i vestiti sparsi per il pavimento. La testa di capelli rossi scrutava il suolo, nervosa.
<< Margot? >>
<< Eh? >> rispose, tirandosi su per guardarlo.
<< Non andare subito via, magari ci scappa il secondo round. >> la guardò, sorridendo malizioso. Nonostante l'età, riusciva ad essere ancora incredibilmente bello. E lo conosceva abbastanza da sapere che Tom non era uno che pregava. O meglio, non apertamente. Ma quella frase significava "Non andartene, sono solo." Si portò il reggiseno al petto, girandoselo tra le mani e cercando il modo più veloce per indossarlo.
<< Lo sai che devo andare. >>
<< Il prossimo incontro te lo pago io. >> continuò, imperterrito.
<< Ma- >>
<< Lo hai detto tu che i soldi non mi mancano. >> ed era vero. A Tom mancavano una marea di cose, ma di dollari ne aveva da bruciarne. Si arrese a quel sorriso incantatore.
<< Va bene. >> concluse, lasciandosi cadere l'indumento dalle mani. Lo raggiunse, tirandosi le coperte addosso. Dalla morte di Joshua non aveva mai permesso a nessuno di dormire accanto a lei. Se ne andava subito dopo, in silenzio. Se ne andava sempre, approfittando del loro crollo fisico. Ma Tom era uno di quei pochi esemplari che dopo il sesso restavano svegli come grilli. Senza nemmeno accorgersene, venne trascinata dal suo braccio tatuato, direttamente sul petto. Si sentì quasi violentata, per assurdo. Ma non proferì parola. Lo osserveva sollevando piano la testa. Lo osservava, convinta di non essere scoperta.
<< Margot, smettila di guardarmi. >> le disse semplicemente, rigirandosi il telecomando tra le mani e guardandolo con attenzione.
<< Scusa. >> soffiò. Quasi dovesse vergognarsene. Poi non sentendosi a suo agio in quella posizione, fece la prima cosa che le venne in mente, per non pensarci. Iniziò a giocare con i tratti della sua città futuristica. Tom sghignazzò, ma la lasciò fare. Su un qualche canale remoto, davano Shining.
<< Lascia, è un bel film. >> disse soltanto. La assecondò. Quasi meccanicamente la cinse con l'altro braccio, in silenzio. Non abbracci una puttana. Solitamente non la abbracci, la paghi e la lasci libera di fare altro bene. Ma che Tom fosse un tipo insolito, era una cosa quasi scontata. Perciò quella sera, in quell'Hotel con le pareti che cadevano a pezzi, tra l'odore di alcool e sudore, in quel letto, Tom abbracciò per la prima volta Margot.
<< Sono 200 dollari, Thomas. >> gli disse, distrattamente.
<< Lo so! Conosco i tuoi prezzi, tesoro >> rispose, sarcastico.
Ma lui non poteva immaginare che stesse scherzando. Quella notte non aveva assolutamente bisogno delle sue banconote. Quella notte, dopo 12 anni di fedele servizio, venne ripagata con un po' di affetto. Ma non glielo disse. Lasciò che il film terminasse e che lui si addormentasse, dopodichè scivolò furtiva dal suo abbraccio, perchè non poteva permetterselo. Lei era una puttana, lui era un personaggio famoso. Non poteva lasciarlo entrare. Maledicendo se stessa, si rivestì in fretta, domandandosi se non fosse tuttavia troppo tardi. Scarabocchiò su un pezzo di carta poche righe e cercando di fare meno rumore possibile, abbandonò la stanza.

Verso mezzogiorno, Tom si svegliò. Di lei nessuna traccia, ma non se ne stupì. Nell'ombra della tapparella abbassata, con il Sole che giocava sulle pareti, notò un pezzo di carta ripiegato sopra la TV. Si alzò per andargli incontro. Lo osservò. Apparentemente nulla di speciale. Portava solo la scritta "Tom" sopra. Lo aprì e lesse.

"Dormivi, non volevo svegliarti. Questa la offro io DeLonge, ma non farci l'abitudine! Buono show per stasera. A proposito, ho comprato i biglietti. Mi sa che se riuscirò a tirare qualche secca su svariate tibie, ci vedremo in prima fila. Tieni gli occhi aperti.
Alla prossima.

Margot."

E inspiegabilmente, per la prima volta dopo tanto tempo, rise di gusto. Quella mattina, in uno degli Hotel probabilmente più osceni del mondo, Thomas DeLonge si sentì vivo. Libero.
 
Top
0 replies since 10/3/2013, 20:10   97 views
  Share