| Blink 182: ormai siamo adulti basta scherzi pop-punk Amici ma non troppo «Siamo molto affiatati sul palco. Fuori, abbiamo bus separati, hotel separati, viaggi separati»
Il gruppo Il successo negli anni 90. Due concerti in Italia Blink 182: ormai siamo adulti basta scherzi pop-punk Amici ma non troppo «Siamo molto affiatati sul palco. Fuori, abbiamo bus separati, hotel separati, viaggi separati» MILANO - Avevano disegnato la colonna sonora di fine millennio, il cosiddetto pop-punk, etichetta che pareva un ossimoro e invece trionfò tra gli adolescenti di mezzo mondo. Già, chi può dimenticare i Blink 182, mattacchioni californiani, disimpegnati, non poco sboccati, nudi sul palco, eterni adolescenti. Ma, come troppo spesso in pop (punk) finisce, la festa s’ interrompe, smetti di ridere e far l’ idolo per i teenager non ti basta più: romanzo comune anche per i Blink che si erano lasciati malissimo nel 2005. Poi come altrettanto spesso succede, arriva l’ inevitabile reunion, nel 2009, condita da un inevitabile nuovo tour, il secondo in due anni, quello che toccherà Milano (il 3 luglio) e Lucca (il 4). E un nuovo disco, «Neighborhoods», molto meno giocherellone del passato: «Questo album mostra dove siamo adesso, le persone che siamo diventate. Beh, insomma degli adulti» spiega Tom DeLonge, 36enne cantante-chitarrista della band. Fu lui, ben più degli altri due (l’ altra voce nonché bassista, Mark Hoppus e il batterista Travis Barker) a stufarsi dei Blink prima maniera: «Volevo crescere, fare altre esperienze, vedi l’ altra band che ho formato, gli Angels and Airwaves con cui ho fatto ben quattro dischi. Sono stato molto occupato». Evidentemente non abbastanza, se ha deciso di tornare con i vecchi compagni. Ma che si tratti più di un accordo professionale che altro, lo si capisce da questa confessione: «I Blink di oggi sono molto affiatati sul palco. Fuori di lì, abbiamo bus separati, hotel separati, percorsi di viaggio separati. Non è che ci sia molta interazione». Insomma visioni molto diverse, anche su quello che si deve dire dal palco. La politica, per esempio: DeLonge non ha mai nascosto il suo interesse, fermo sostenitore di Obama nel 2008 («anche se oggi sono molto disincantato»): «Ma gli altri non sembrano molto interessati, quindi il mio impegno è perlopiù personale, non in quanto membro dei Blink 182». E bene, a livello personale, di Occupy, delle manifestazioni che hanno scosso l’ America (e non soltanto) nell’ ultimo anno cosa pensa Tom? «Il loro è un messaggio interessante, ma sono poco organizzati, a differenza di quanto han saputo fare i conservatori del Tea Party. Un conto è protestare, un conto è cercare di cambiare le cose». Certo è che i teenager di oggi sono molto cambiati rispetto a quelli che ascoltavano i Blink prima maniera: «Ora mi sembrano più informati sulle cose del mondo, condividono valori importanti e musicalmente sono molto più aperti. I ragazzi di fine ’ 90 erano divisi in tante tribù. Certo, la Rete ha cambiato tutto». E i settarismi sarebbero potuti costare caro ai Blink durante un concerto a Bologna nel 2000: finì a pietrate, con la band costretta a scappare dal palco. «Già, l’ unica volta che ci è successo in carriera. Un gruppo di quindici persone contestava il nostro passaggio dalle etichette indipendenti alle multinazionali: ci lanciarono di tutto, dai tavolini ai tubi di ferro ai sassi. Abbiamo dovuto interrompere. Il problema è che poi si sono arrabbiati tutti gli altri, perché il concerto era durato troppo poco. Intervenne la polizia».
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